Perché la nostra Sezione si chiama “Monte Suello”?
La nostra Sezione porta il nome “Monte Suello”. Quante volte si vede scritto invece che due parole distinte, “Montesuello” tutto attaccato.
Forse per non continuare a sbagliare scrivendolo con una sola parola invece che due distinte, è bene ricordare da dove deriva questo nome.
Quando fu fondata la nostra Sezione nel 1926, si chiamava Sezione Benaco. Nel 1939, quando il regime fascista trasformò l’Associazione Nazionale Alpini in X Reggimento Alpini, assunse il nome di Battaglione “Monte Suello”, in ricordo del Battaglione Alpini Monte Suello fondato a Salò il 25 novembre 1915.
Il Monte Suello era “figlio” del Battaglione Vestone del quale portava la nappina blu.
Nella primavera del 1915, prima dell’inizio della Prima Guerra Mondiale, i Battaglioni dell’Esercito Permanente (EP) furono integrati con compagnie di milizia mobile (MM) (nel nostro caso il Btg. Vestone, costituito dalla 53a, 54a e 55a compagnia fu integrato con la 91a compagnia).
Sempre all’inizio del 1915 furono istituiti i battaglioni “Valle”: erano battaglioni di milizia territoriale (MT) ai quali erano assegnate le classi anziane ed erano destinati alla tutela dei paesi, ai servizi nelle retrovie e, in caso di necessità, all’impiego con l’esercito di campagna.
Nel nostro territorio fu costituito il 15 febbraio 1915 il Battaglione Val Chiese, (anche questo nome scritto staccato) con le compagnie 253a, 254a e 255a (quest’ultima assegnata solo l’8 luglio). Anche il Val Chiese è “figlio” del Vestone del quale porta la nappina blu (si veda l’analogia nella numerazione delle compagnie).
Successivamente le compagnie di milizia mobile furono tolte ai battaglioni dell’esercito permanente ed assegnate a dei battaglioni di milizia mobile di nuova costituzione: i battaglioni “Monte”. Si tratta di battaglioni costituiti con i richiamati della milizia mobile alla quale appartengono le classi intermedie tra quelle dell'esercito permanente e quelle della milizia territoriale.
Dal Vestone, quindi, fu tratta la 91a compagnia per formare, con altre due nuove compagnie, la 139a e la 140a, il Battaglione Monte Suello.
Perché fu scelto il nome “Monte Suello”?
Ai battaglioni “Valle” veniva assegnato il nome della Vallata dove risiedeva il battaglione del'Esercito Permanente, mentre ai battaglioni “Monte” veniva assegnato il nome dalla montagna posta in testa alla vallata, e per la Valle Sabbia (la valle del fiume Chiese) tale monte si chiama Suello.
Il Monte Suello è una montagna di Ponte Caffaro di Bagolino.
È famoso anche perchè lì si svolse una famosissima battaglia il 3 luglio 1866 durante la Terza Guerra d’Indipendenza, al comando di Giuseppe Garibaldi.
Il Governo La Marmora decise all’inizio del 1866 di affidare a Garibaldi, al comando di truppe volontarie, il compito di coprire dalle posizioni di montagna intorno al Garda l’esercito regolare italiano, con lo scopo di penetrare nella Valle dell’Adige per prendere possesso del Tirolo italiano.
Garibaldi, che già il 24 giugno aveva occupato Monte Suello e Ponte Caffaro, ricevuto l’ordine di ritirarsi, la sera del 25 aveva sgombrato la zona del lago d’Idro e aveva disposto le sue truppe sui contrafforti tra i poggi del Castiglione e l’estrema punta occidentale del Garda; ma il 1° luglio, lasciati tre reggimenti tra Salò e Lonato e spostate le truppe in Valcamonica, aveva ripreso la marcia verso la frontiera trentina.
Il 3 luglio Garibaldi assalì la forte posizione di Monte Suello, che gli Austriaci difesero molto bene, ma, minacciati di aggiramento, lo abbandonarono durante la notte. Garibaldi, ferito alla coscia, dovette ritirarsi lasciando il comando.
Durante la battaglia di Monte Suello ci furono fra i garibaldini 44 morti, 266 feriti e 22 dispersi.
Il 4 luglio i volontari occuparono Bagolino e il Caffaro, quindi Lodrone e Darzo e infine Ponte di Darzo e Storo, dove Garibaldi pose il Quartiere Generale («Qui si vince o si muore»). Seguirono alcuni giorni di scaramucce.
Poi si diressero a Bezzecca dove ci fu un’altra memorabile battaglia (21 luglio), dove si aprì la strada per Trento, vittoria resa inutile dalle trattative di pace, che imposero al generale, che seguiva le operazioni in carrozza, perché ancora dolorante per la ferita ricevuta, di ritirarsi.
Il 9 agosto La Marmora telegrafò a Garibaldi ripassare la frontiera del Tirolo; Garibaldi rispose con lo storico «Obbedisco».