Le Truppe Alpine sul territorio della nostra Sezione
La creazione del Corpo degli Alpini era avvenuta tra il 1872 e il 1873, nell’ambito della riforma dell’esercito italiano promossa dall’allora Ministro della Guerra gen. Cesare Ricotti Magnani, su proposta del capitano Giuseppe Perrucchetti, per preparare truppe destinate alla difesa dei confini montani.
In particolare il 1° marzo 1873 furono costituite le prime 15 compagnie alpine, dipendenti dai Distretti militari; sul territorio bresciano ce n’era una, la 13a, alle dipendenze del Distretto di Brescia, con sede estiva a Edolo.
Le prime compagnie furono operative dalla primavera del 1873; già il 30 settembre divennero 24. Nel gennaio 1875 i reparti assunsero il nome di Battaglione, con numerazione progressiva da I a VII; fece parte del VI Battaglione di Verona (Distretto di Brescia e Vicenza) la 21a compagnia, con sede estiva a Rocca d’Anfo.
L’8 settembre 1878 le compagnie alpine diventarono 36, inquadrate in 10 battaglioni. Tra questi l’VIII Battaglione ebbe sede a Desenzano, con la 26a compagnia (già 13a) a Edolo, la 27a a Breno e la 28a (già 21a) a Rocca d’Anfo.
Nel 1882 furono istituiti i primi sei reggimenti alpini. I battaglioni, anziché essere designati con un numero, assunsero la denominazione della rispettiva zona di reclutamento; le compagnie furono designate con un nuovo numero progressivo da 1 a 72.
Fu così costituito il Battaglione Valcamonica, inquadrato nel 1° reggimento Mondovì, con sede estiva a Breno e invernale a Chiari, con 4 compagnie così dislocate: la 52a e 53a a Breno, la 54a a Rocca d’Anfo e la 55a a Salò.
Nel 1885 avvenne un riordino dei reggimenti. Il 5° reggimento alpini, con sede a Milano, inquadrò i battaglioni Valtellina, con sede estiva a Sondrio, Alta Valtellina a Tirano e Valcamonica a Breno.
Un ulteriore riordino avvenne nel 1887, quando i Reggimenti diventarono sette, con 22 battaglioni, che assunsero il nome delle località in cui risiedeva il rispettivo centro di mobilitazione (detto magazzino di arredamento), e 75 compagnie.
Il 5° reggimento alpini, con sede a Milano, risultò composto dai battaglioni Morbegno, nappina bianca, compagnie 44a, 45a, 47a; Tirano, nappina rossa, compagnie 46a, 48a, 49a; Edolo, nappina verde, compagnie 50a, 51a, 52a; Rocca d’Anfo, nappina blu, compagnie 53a, 54a, 55a.
Il 13 gennaio 1889 il Battaglione Rocca d’Anfo assunse la denominazione Vestone; nel 1890 si insediò nella caserma “Chiassi”, a Vestone.
Le altre caserme che ospitarono reparti alpini furono: la “Cantore” a Salò, la “Magnolini” a Bogliaco di Gargnano, e la “Beretta” a Desenzano del Garda. Di quest’ultima, collocata all’interno del castello, si hanno scarse notizie. Nel 1882 il castello fu adibito a caserma, prima sede di una guarnigione di fanteria, poi di bersaglieri e infine di alpini, dagli anni ’30 fino al 1943. Lì venivano equipaggiati i vari reparti (Val Chiese) prima della loro successiva destinazione.
Le caserme alpine
La Rocca d’Anfo
Dall’epoca della costruzione del primo nucleo fortificato, verso la fine del 1400, fino ai giorni nostri la Rocca d’Anfo ha vissuto tante vicende, gloriose o meno, luttuose in tempi grami di guerre e scorribande di eserciti oppure più benefiche per le popolazioni locali in tempi di pace.
Il periodo successivo all’Unità d’Italia fu sicuramente fra i più felici e vide un fervido impegno di lavori di rafforzamento e completamento del complesso sistema di fortificazioni che ancora oggi possiamo constatare. Una fresca testimonianza di tali vicende venne fornita dall’anfese Giovanni Zecchini (Anfo, 1881-1977) e raccolta dalla locale Pro Loco nel pregevole volumetto “Memorie sulla Rocca d’Anfo”, pubblicato nel 1976. È proprio lo Zecchini a ricordarci che alla Rocca aveva anche periodicamente sede il Comando del battaglione di alpini, con un presidio ordinario, da maggio a settembre, di una compagnia.
Dal 1875 la 21a compagnia del VI Battaglione di Verona (Distretto di Brescia e Vicenza), ha la propria sede estiva alla Rocca d’Anfo. Nel 1878 nella Rocca prende sede la 28a compagnia del VIII Battaglione Alpini, di stanza a Desenzano.
Una relazione del 1881, tratta da L’Illustrazione Italiana, ci descrive un’escursione della 27a Compagnia di Alpini, di stanza a Breno, che attraverso Campolaro, Croce Domini e la Val del Caffaro fa visita alla 28a stanziata alla Rocca d’Anfo: entrambe appartenevano all’8° Battaglione che in quel momento teneva il suo comando a Breno. Il giornalista relatore, evidentemente colpito dallo spirito di “«… uno dei più simpatici corpi dell’esercito italiano”, descrive con grande entusiasmo l’alt per la colazione in Cadino, dove «… mentre lenta lenta scendeva una rada neve (siamo al 10 giugno) e malgrado il vivissimo freddo era bello vedere i robusti ed allegri soldati ammannire a due o a tre insieme il proprio rancio…
E lo spettacolo fu ancor più bello quando le trombe, finito il pasto, si diedero a suonare allegre marcie alle quali di tratto in tratto faceano coro colla potente voce alcuni dei più allegri di quella balda e simpatica truppa». L’escursione si conclude nella Rocca d’Anfo, dove «…dalla più alta cima a ben 600 metri di ripidissima ascesa dal letto del lago mi estasiai lungamente nella magnifica vista di Val Bona…».
Questi aspetti di simpatica gaiezza suscitati immancabilmente dalle truppe alpine, viene sottolineato ancora a tanta distanza di tempo anche da Giovanni Zecchini, collegati proprio a ricordi di esibizioni canore e musicali; il fatto che tali truppe fossero composte da organici reclutati proprio nelle zone montane contribuiva non poco a farle sentire vicine alla popolazione. Dice infatti lo Zecchini: «… Ogni Compagnia degli Alpini aveva la sua fanfara composta di otto o nove elementi, la quale ogni sera, dalle otto alle nove, si recava in paese per suonare la ritirata e all’uopo suonavano tre marce, raramente intercalate da una mazurca o da un valzer. Succedeva qualche volta, nel mese di maggio, che gli Alpini cominciassero a suonare mentre la popolazione era in Chiesa. Da quel momento i ragazzi non si potevano più tenere e il sacerdote affrettava la chiusura della predica per dar via libera a quegli impazienti».
Le successive alleanze internazionali imposero ulteriori sforzi organizzativi, e tra il 1881 e il 1884 vennero creati 6 comandi di reggimento alpini che raggruppavano 20 battaglioni e ben 72 compagnie. Dal 1882 alla Rocca risiedette la 54 a compagnia del Battaglione Valcamonica.
Con un’ulteriore riordino dei reparti alpini, nel 1887 nasce il Battaglione Rocca d’Anfo, con le compagnie 53a, 54a e 55a.
Il 13 gennaio 1889 il Battaglione Rocca d’Anfo assunse la denominazione Vestone; nel 1890 si insediò nella caserma “Chiassi”, a Vestone.
All’avvicinarsi della guerra 1915-18 alla Rocca, oltre all’ordinario presidio, risiedettero anche due compagnie di Artiglieria da Fortezza che avevano il compito di armare le batterie della Rocca stessa, del Forte di Valledrane e di quello di Cima dell’Ora; tuttavia, visto il rapido arretramento austriaco, in quel periodo gli unici colpi di cannone furono sparati dalle batterie di Rocca d’Anfo soltanto per i genetliaci dei sovrani e per la festa dello Statuto.
Dopo la Prima guerra mondiale non vi rimasero reparti alpini. Durante la Seconda guerra mondiale fu un presidio militare e in seguito deposito di munizioni, fino al 1976, dopo di che fu abbandonata.
La proprietà è ancora oggi del demanio statale; nel 2006 il Comune di Anfo, con il supporto della Comunità Montana di Valle Sabbia, ha intrapreso un progetto di recupero.
La caserma “Chiassi” di Vestone
L’edificio che a Vestone fu una caserma alpina ebbe origini ben diverse da quelle militari. Fu infatti costruito all’inizio del XVII secolo come convento dei frati Cappuccini, che si insediarono a Vestone, nella piana di Mocenigo, su esplicita richiesta della popolazione valsabbina. La prima pietra venne posta nel 1603; tutto il complesso divenne agibile nel 1607, anno in cui vi entrò la famiglia religiosa. Vi erano edificate 23 celle ed altre sale, compresa la chiesa dedicata a S. Francesco e a S. Antonio da Padova.
L’attività durò quasi due secoli, fino a quando la Repubblica di Venezia, nel 1769, soppresse molti conventi dello Stato, compreso quello di Vestone. Nonostante le proteste dei valsabbini, il 10 settembre 1769 i frati furono costretti a lasciare il convento, che nel dicembre dello stesso anno fu messo all’asta. L’anno successivo fu acquistato da un privato, con l’obbligo del mantenimento della chiesa.
Nel 1799, gli Austriaci, per ingraziarsi la popolazione, riaprirono il convento, ma i Francesi lo richiusero. Partiti definitivamente i frati, il convento fu messo in vendita. La chiesa rimase aperta al culto fino al 1879.
Subì vari passaggi di proprietà; l’ultimo acquirente, dopo aver usato parte dell’edificio ad uso di abitazione civile, galletteria e filanda, vendette l’area al Demanio, Ministero della Guerra, con atto notarile 27 luglio 1887.
Nel 1889, il convento ormai smobilitato divenne caserma “Chiassi”[1]. Iniziarono i lavori di demolizione e di ampliamento: dalle celle furono ricavate le camerate per la truppa; dalle scuole gli uffici; dalla chiesa il magazzino per le divise militari. Si aggiunsero due ali di fabbricato e s’incanalò una sorgente per l’acqua. Ultimati i restauri, vi prese possesso nel 1890 il Battaglione Alpini Vestone.
Prima del conflitto mondiale 1915-18, il Vestone venne traslocato a Verona e la caserma “Chiassi” continuò ad essere il magazzino del Battaglione.
Durante la Grande Guerra divenne “Ospedale da Campo 062”. Successivamente il Vestone con il suo comando venne trasferito a Bressanone, mentre a Vestone rimase solo il magazzino, che nel 1934 fu trasferito definitivamente a Desenzano del Garda. Le chiavi, non la proprietà, passarono al Comune di Vestone.
Durante i primi tre anni del Secondo conflitto mondiale (1940-43) la caserma fu usata come campo di raccolta dei prigionieri di guerra jugoslavi (Campo di Concentramento n. 23).
Dal 1943 al 1945 fu sede della Guardia Nazionale Repubblicana della R.S.I. Dopo il 1945 fu usata come prigione militare, fino al 1957. Nel 1959 ospitò gli sfollati, a causa di un’alluvione, di Levrange (Pertica Bassa); poi rimase inutilizzata.
Nel 1972 la caserma “Chiassi” divenne proprietà del Comune di Vestone, il quale nel 1983 vi ricavò degli alloggi per fini sociali. Nel 1988 gli alpini del Gruppo di Vestone iniziarono il restauro della chiesa che è stata restituita al culto nel 1990.
La caserma “Cantore” di Salò
L’edificio che a Salò fu una caserma alpina si trova in contrada del Carmine, l’antica contrada Calchera, ed il primo reparto alpino che vi si stanziò fu una compagnia del Battaglione Alpini Rocca d’Anfo ed in seguito del Vestone. All’inizio della Prima guerra mondiale vi prese vita il Battaglione Alpini Monte Suello. La caserma, che fino ad allora era rimasta senza nome, fu dedicata al generale Antonio Cantore[2].
In seguito fu sede di un Distretto militare e, durante la R.S.I., dei reparti della Divisione Mobile Ettore Muti e della X Mas (Decima Flottiglia Mas).
Nel secondo dopoguerra fu sede dell’Istituto Tecnico Commerciale “Cesare Battisti” ed in seguito del Liceo Scientifico “Enrico Fermi”, fino al 2005. Ora i locali ospitano uffici del Comune di Salò e in alcuni locali al pian terreno la nuova sede della nostra Sezione.
La caserma “Leonida Magnolini” a Bogliaco di Gargnano
Fu costruita nel 1913 dall’Amministrazione comunale di Gargnano, su scelta del Ministero della Difesa, come presidio militare sull’Alto Garda, allora terra di confine con l’Impero austro-ungarico. Durante la Grande Guerra fu centro attivo di reclutamento di giovani dei paesi dell’Alto Garda e della Valle Sabbia e di smistamento della truppa lungo le linee difensive dell’entroterra (Nota, Tremalzo, etc.).
Soppresso negli anni Venti il presidio militare, la caserma fu a lungo inutilizzata. Fu con la Seconda guerra mondiale che riprese la sua funzione; il 1° aprile 1943 fu posta nell’atrio dell’ingresso una lapide con la seguente iscrizione: «In questo nido gli aquilotti del Vestone Val Chiese Verona misero le penne e spiccarono il volo verso le desolate steppe del Don, dove ben usarono il rostro e gli artigli».
Nel periodo della Repubblica di Salò venne destinata a sede della 44ª Centuria Nazionale Forestale e delle guarnigioni militari di Mussolini, che risiedeva a Gargnano, nella Villa Feltrinelli. Nel secondo dopoguerra la caserma fu dedicata a Leonida Magnolini (Edolo, 1913- Fronte russo, 1943)[3].
Negli anni Sessanta la proprietà dell’immobile passò al Ministero dell’Interno, che la adibì a ricovero di profughi e di sfollati dalla Tunisia; nel cortile furono costruite sei baracche di legno, usate per una decina d’anni. Successivamente fu sede di un consultorio pediatrico e, dal 1985, della Comunità Montana Alto Garda bresciano.
Oggi i locali della caserma accolgono una sezione dell’Associazione Volontari del Garda, il magazzino comunale, l’Agri Coop Alto Garda Verde.
[1] Giovanni Chiassi, di Mantova, garibaldino, partecipò alle campagne risorgimentali del 1848, 1849, 1859 e alla spedizione dei Mille. Morì combattendo valorosamente a Bezzecca nel 1866, a soli 39 anni.
[2] Antonio Cantore, nato a Sanpierdarena (GE) nel 1860, generale comandante la 2a Divisione nella zona di Cortina d’Ampezzo, morì colpito da un cecchino austriaco il 20 luglio 1915 mentre stava ispezionando, sprezzante del pericolo, la Forcella di Fontana Negna, tra le due Tofane.
[3] Sottotenente del 2° Reggimento artiglieria alpina, morto a Nikitowka in azione di guerra, Medaglia d’Oro al Valor Militare
Btg. Monte Cavento
Il Battaglione Alpini sciatori Monte Cavento porta la nappina blu come il Vestone. Fu costituito nel marzo del 1918, quando il II Battaglione Alpini sciatori cambiò il nome in Battaglione Alpini sciatori Monte Cavento. Inizialmente comprendeva le compagnie 309a (ex 2a sciatori) e 310a (ex 10a sciatori); alla fine del giugno 1918 si aggiunse la 311a compagnia a seguito dell’incorporazione della 3a compagnia volontari alpini Val Camonica, che era stata impiegata dall’inizio della guerra nel settore Tonale-Adamello.
Il Battaglione fu schierato sull’Adamello dove presidiò le posizioni di Passo di Campo. Si distinse in particolare nell’azione passata alla storia come “Battaglia bianca” perché svolta in ambiente innevato, ad una quota media di 3.000 metri, e per le tute bianche indossate dagli alpini.
Il 25 maggio la 309a compagnia conquistò la Cima Presena, catturando i difensori e due cannoni, mentre il plotone arditi del Battaglione occupò dopo strenua lotta la Cima Zigolon. Il 26 maggio, dopo una furiosa lotta in concorso con altri reparti riuscì ad occupare la ridotta “La Sgualdrina”, facendo 300 prigionieri e impadronendosi di 5 mitragliatrici e 3 cannoni. Il 4 novembre 1918 venne fermato a Pinzolo; nel 1919 fu sciolto.
Btg. Monte Suello
Il Battaglione Monte Suello è “figlio” del Vestone, del quale porta la nappina blu. Come gli altri battaglioni Monte, si tratta di un battaglione costituito con i richiamati della milizia mobile, alla quale appartengono le classi intermedie tra quelle dell’esercito permanente e quelle della milizia territoriale.
Si costituì a Salò il 25 novembre 1915 con la 139a e la 140a compagnia e con la 91a compagnia tratta dal Vestone, assegnatagli ad aprile del 1916. Nell’aprile 1916 partì per Cividale e poi per la linea. Alle dipendenze del V Corpo d’Armata concorse nel maggio ad arrestare l’offensiva austriaca sull’Altopiano dei Sette Comuni.
Costretto a ripiegare, eseguì la manovra con ordine, nonostante la continua molestia delle pattuglie austriache. Iniziatasi nel giugno la controffensiva in Vallarsa, il Battaglione vi partecipò conquistando importanti posizioni. Nell’agosto, sistemato a difesa sul fronte tra Val Caldiera e Val Grande, sostenne l’urto avversario e contrattaccò. Poi andò a riposo. Il 10 settembre partecipò ad un’azione sul Pasubio e nell’ottobre ad un’altra contro il Dente Austriaco, occupato e poi abbandonato dal Battaglione Aosta. Il Monte Suello ritentò l’attacco e riconquistò le posizioni perdute; ma a sera, minacciato di accerchiamento, dovette ripiegare. Fino al luglio 1917 partecipò a lavori di sistemazione difensiva. Nel 1918 provvide a lavori vari di rafforzamento e difesa su vari settori del fronte. Iniziatasi l’offensiva di ottobre, marciò in direzione di M. Fontana Secca ed infranse la resistenza nemica.
Medaglie al Valore
Il Monte Suello ha un alpino insignito di Medaglia d’Oro al Valor Militare: il capitano Corrado Venini, caduto a Cima Maggio il 18 maggio 1916. Egli è noto anche per aver scritto le parole dell’“Inno degli sciatori”.
Altro reparto col nome “Monte Suello”
Il nome Monte Suello fu assegnato per cambio di denominazione al 24° Battaglione Alpino Costiero (già XXIV Battaglione complementi del 6° Reggimento Alpini) del 167° Reggimento Alpini, nel 1943, e si sciolse a causa dell’armistizio dell’8 settembre.
I Battaglioni Alpini Costieri (riuniti, nel dicembre 1942, in reggimenti) furono costituiti durante la Seconda guerra mondiale e destinati a presidiare zone costiere le cui caratteristiche orografiche richiedevano pratica di montagna; erano formati con personale delle classi più anziane dei battaglioni complementi. Allo stesso compito furono destinati anche alcuni battaglioni alpini territoriali mobili.
Dall’11 luglio 1943 tutti ebbero assegnata la denominazione di Battaglione “Monte …” con la nappina (a far data dall’1 agosto successivo).
Btg. Val Chiese
Il Val Chiese fu costituito a Vestone il 15 febbraio 1915 come battaglione di milizia territoriale con le compagnie 253a e 254a ed inserito nel 5° Reggimento Alpini; l’8 luglio gli fu assegnata la 255a.
Ai battaglioni di milizia territoriale erano assegnate le classi anziane; i reparti erano destinati alla tutela dei paesi, ai servizi nelle retrovie e, in caso di necessità, all’impiego con l’esercito di campagna.
Prima Guerra Mondiale
Allo scoppio delle ostilità occupò la linea Punta del Cap - Tremalzo - Nota - Carone; il 25 maggio prese il Corno della Marogna. Successivamente fu autore di numerose operazioni contro le posizioni avversarie in Val di Ledro; nell’estate del 1918 si portò in Val Daone. L’armistizio colse il Battaglione mentre si apprestava ad occupare Agordo. Fu sciolto nel 1919.
Seconda guerra mondiale
Fronte occidentale
Il Battaglione riprese vita il 1° settembre 1939 a Desenzano e fu inquadrato nel 5° raggruppamento alpini Valle. Nel giugno 1940 prese parte alle operazioni sul Fronte occidentale, al Pian del Re ed al Col delle Traversette. Unitosi al 6° Reggimento Alpini, nell’ottobre dello stesso anno venne sciolto.
Fronte greco-albanese
Ricostituito a Desenzano nel dicembre 1940 ed inserito nel 6° Reggimento Alpini, nel gennaio 1941 venne inviato in Albania in rinforzo ai Battaglioni Trento e Bassano. Sul fronte greco-albanese sostenne eroici combattimenti, subendo, però, numerose perdite. Terminate le ostilità con la Grecia, il Val Chiese tornò in patria e si ricongiunse alla Divisione Tridentina.
Fronte russo
Nel luglio del 1942 partì alla volta delle steppe russe, inquadrato come il Vestone nel 6° Reggimento Alpini della Divisione Alpina Tridentina, impiegato sul fronte del Don. Compì numerose imprese eroiche specie durante il ripiegamento e la manovra di sfondamento dell’accerchiamento russo a Nikolajewka. Per l’intrepido valore dimostrato nei combattimenti fu insignito di Medaglia d’Oro al Valore Militare.
Rientro in Italia
I reduci del Val Chiese tornarono in Italia dalla Russia nel marzo 1943. Il Battaglione, ricostituito a Lonato, fu sorpreso dai fatti dell’8 settembre in Alto Adige, dove ricevette l’ordine di deporre le armi.
La rinascita come Battaglione Alpini d’Arresto
Il 1° luglio 1963 il XXIX Battaglione Alpini d’Arresto, di stanza a Vipiteno, appartenente al 22° Raggruppamento Alpini d’Arresto della Brigata Alpina Orobica, assunse la denominazione di Battaglione Alpini d’Arresto Val Chiese, con il compito istituzionale di difesa delle frontiere.
Passato nel 1964 alle dirette dipendenze della Brigata Alpina Orobica, fu disciolto il 30 giugno 1979. Soltanto una compagnia rimase in vita alle dipendenze del Battaglione Alpini d’Arresto Val Brenta, prendendo il nome di 253a compagnia Val Chiese. Il 23 agosto 1986 il comando del Battaglione Val Brenta e alcune sue compagnie quadro vennero sciolti.
Motto
Sóta la senèr, bràše (Sotto la cenere, brace).
Medaglie al Valore
Il Val Chiese può annoverare fra i suoi alpini quattro militari insigniti di Medaglia d’oro al Valor Militare:
- il sottotenente Serafino Gnutti, caduto in Albania nel gennaio 1941;
- il tenente Gino Ferroni, caduto a Nikolajewka il 26 gennaio 1943;
- il capitano Alessandro Frugoni, caduto sul fronte russo nel gennaio 1943;
- il tenente Luciano Zani, sul fronte russo nell’inverno 1942-43, decorato vivente.
Btg. Vestone
Le origini del Battaglione, che prende il nome dall’antica borgata posta sulle rive del Chiese al centro della Valle Sabbia, sono collegate inizialmente con quelle del 5° Reggimento Alpini.
Nel 1882 fu costituito il Battaglione Valcamonica, con sede estiva a Breno e invernale a Chiari, inquadrato con 4 compagnie: la 52a e 53a a Breno, la 54a a Rocca d’Anfo e la 55a a Salò.
Nel 1887 tale unità fu sciolta e, mentre la 52a compagnia passava all’Edolo, le altre tre compagnie andarono a costituire il Battaglione Rocca d’Anfo che, nel 1889, prese il nome di Vestone.
Campagna di Libia
Il Vestone subì il battesimo del fuoco in terra africana durante la Campagna di Libia (1911-1914).
Sbarcò a Tripoli il 1° novembre 1912 e si accampò nella località Haramangi. Successivamente si portò a Zanzur e passò a far parte dell’8° Reggimento Alpini speciale, al comando del colonnello Antonio Cantore.
Il 16 novembre il reggimento iniziò l’avanzata verso l’altopiano e il 9 dicembre raggiunse il castello di Garian che conquistò il 12 dicembre. I battaglioni si sistemarono a difesa nei pressi di Tebedut, di fronte ad Assaba, che venne conquistata il 23 marzo 1913, segnando la fine della resistenza dei ribelli in Tripolitania. Per il valore dimostrato nel combattimento di Assaba al Vestone venne concessa la Medaglia di Bronzo al Valor Militare.
Il Vestone con tutto l’8° Alpini speciale, tornò a Tripoli e, via mare, raggiunse Derna. Dal 17 al 19 giugno 1913 la colonna Cantore conquistò l’altopiano di Ettangi, liquidando definitivamente i ribelli in Cirenaica. Il 18 luglio 1913 gli alpini combatterono l’ultima vera battaglia; il 18 agosto il Vestone, con l’8° alpini speciale, respinse un attacco di beduini.
Alla fine del 1913 iniziarono i rimpatri dei primi battaglioni alpini, mentre il Vestone rimase di stanza a Merg a presidiare le principali località e a fornire scorte alle carovane. Il 9 agosto 1914 si trasferì a Toletta. Il 10, la 53a la 54a compagnia sbarcarono a Napoli; la 55a con le salmerie e la sezione mitragliatrici sbarcò il 21 agosto.
Dopo il riordino della truppa e dei quadrupedi presso il magazzino di Vestone, il Battaglione raggiunse le sedi estive di Tremosine e Tignale.
Prima guerra mondiale
All’apertura delle ostilità tra l’Italia e l’Austria il Vestone era già schierato a guardia della Valle di Ledro, lungo la linea che dal Passo di Tremalzo scendeva al Garda. Alle tre compagnie si aggiunse la 91a, di milizia mobile, che nel marzo 1916 passò al Monte Suello. Nell’ottobre 1915 combatté vittoriosamente sulla Cima Nodic; l’8 dicembre sbaragliò il nemico a monte Vies, nei pressi di Tiarno.
Per i primi due mesi del 1916 presidiò la Valle di Ledro; a marzo si trasferì a Cividale, il 13 si portò a Jezerca e il 15 dislocò i suoi reparti nella valle dello Slatenik, nella regione di Monte Nero, impiegato in trasporti e lavori vari.
Il 16 settembre il Battaglione partecipò all’azione per la presa del Monte Rombon. Dopo un mese di riposo per riorganizzare i reparti, all’inizio del 1917 si trasferì sull’Altipiano dei Sette Comuni. Il 10 giugno 1917 partecipò alla battaglia dell’Ortigara dando una prova stupenda del proprio valore, con un’azione il 19 sul monte Campigoletti e il 25 sul Corno della Segala. In seguito si attestò in posizione difensiva a Cima di Caldiera.
In occasione della disfatta di Caporetto il Battaglione, abbandonate le posizioni saldamente difese, sbarrò il passo al nemico nella Val Brenta. Il ripiegamento iniziò il 7 novembre; il 13 il Battaglione si trovò a Vastagna e, fino ai primi mesi del 1918, presidiò lo sbarramento a La Grottella e allo sbocco della Val Gàdena.
A fine marzo 1918 si spostò a Vicenza per un po’ di riposo. A giugno ritornò sull’Altopiano, stanziandosi in Val Ceccona come riserva d’armata. A luglio sostituì le truppe a Col Rosso.
Dopo altri spostamenti all’inizio della battaglia di Vittorio Veneto (24 ottobre 1918), il Vestone fu ad Asolo. Il 31 ricevette l’ordine di attraversare il Piave per impedire la ritirata ai reparti nemici.
Il 2 novembre entrò in Cesio Maggiore, dove il 4 novembre giunse l’ordine di cessare le ostilità per l’avvenuto armistizio.
Primo dopoguerra
Nel 1921 il Battaglione passò alle dipendenze del 6° Reggimento Alpini.
A Fiume
Fra la fine del 1920 e l’inizio del 1921, il Battaglione Vestone fu inviato dal Governo italiano a Fiume per frenare l’azione di Gabriele d’Annunzio, che l’aveva occupata nel settembre 1919 con dei volontari. Dopo alcuni giorni di scontri, iniziarono le trattative che portarono i legionari ad abbandonare la città il 18 gennaio 1921.
In forma clandestina in Spagna
Nel marzo del 1939 il Vestone fu inviato in forma clandestina in Spagna con il nome mutato in 2° Battaglione Alpini, ma non fu impiegato per la fine delle ostilità; già nel mese di aprile dello stesso anno rientrò in Italia.
Seconda guerra mondiale
Fronte occidentale
Allo scoppio del secondo conflitto mondiale prese parte alle operazioni sul fronte occidentale. Nel giugno 1940 si trovò nella zona del Piccolo San Bernardo. Il 21 giugno raggiunse Col de la Lex Blanche e Bourg St. Maurice, il 22 Viclaire, sulla sponda destra del torrente Isère, ma già il 25 venne firmato l’armistizio.
I reparti del 6° Reggimento Alpini, di cui faceva parte il Vestone, nel mese di luglio si trasferirono in Val di Fiemme.
Fronte greco-albanese
Nel novembre 1940 il Battaglione fu impiegato sul fronte albanese: dopo i molti combattimenti, caratterizzati da gesti d’eroismo e da sacrifici di varia natura, concorse in modo così determinante nella fase finale della campagna (aprile 1941) al crollo del fronte avversario da meritare una Medaglia d’Argento al Valor Militare.
Fronte russo
Il Battaglione scrisse la pagina più gloriosa della propria storia durante la Campagna di Russia. Al momento della partenza per il fronte con la Divisione alpina Tridentina, il Vestone comprendeva le compagnie comando, 53a, 54a, 55a e 111a armi d’accompagnamento. Era inquadrato nel 6° Reggimento Alpini unitamente al Val Chiese e al Verona che, con il 5° Reggimento Alpini ed il 2° artiglieria da montagna, costituivano la Divisione alpina Tridentina.
Il Corpo d’Armata alpino era partito nell’agosto del 1942 ed era inizialmente destinato nella regione del Caucaso. Mentre si stava svolgendo il trasferimento, fu dirottato sul fronte del Don per tamponare una falla aperta dai Russi sul fronte della Divisione di fanteria Sforzesca. I primi reparti mandati in aiuto alle divisioni di fanteria italiane furono il Vestone e il Val Chiese, che il 1° settembre 1942 ricevettero il battesimo del fuoco nella battaglia di Kotovskij-Bolshoj; ciò valse al Vestone una Medaglia di Bronzo al Valor militare.
Seguirono dei giorni di rafforzamento della linea, poi a ottobre la Tridentina fu trasferita di 400 km, dall’estrema ala destra all’estrema ala sinistra, fino a Porgonoje, che raggiunse il giorno 30 ottobre; il 6° occupò lo schieramento più a nord del Corpo d’armata alpino con il Verona e il Val Chiese in linea ed il Vestone in seconda schiera. Il 15 dicembre 1942 iniziò un’offensiva russa sui settori presidiati dalle divisioni di fanteria, dove fu inviata in rinforzo la divisione Julia. A sostituire il Battaglione Val Cismon fu mandato il Vestone, che rimase in linea sul Don dal 17 dicembre fino al momento del ripiegamento, il 17 gennaio 1943.
Durante la ritirata il Vestone e il Val Chiese, con il Gruppo Bergamo e quattro semoventi tedeschi, costituirono l’avanguardia della Tridentina al comando del generale Luigi Reverberi. Sostennero durissimi combattimenti a Postojaly, a Malakajewa, a Arnautowo ed infine a Nikolajewka; il Vestone fu il primo reparto ad entrare in città superando lo sbarramento russo: ciò permise ai superstiti di uscire dalla sacca dove erano stati costretti.
Dopo Nikolajewka la marcia proseguì fino al 31 gennaio 1943, quando gli alpini poterono considerarsi in salvo, giungendo a Gomel il 1° marzo, dopo aver percorso oltre 700 km a piedi in condizioni drammatiche.
Giunti in Italia nel marzo 1943, gli alpini del Vestone furono fermati a Tarvisio per un periodo di quarantena e, dopo un licenza, rientrarono al reparto al Brennero dove li colse il tragico armistizio dell’8 settembre, che per molti segnò l’inizio della prigionia in Germania.
Gruppo Vestone
Nel 1953 un Gruppo del 5° reggimento artiglieria di montagna della Brigata alpina Orobica assunse il nome di Vestone, con reparto comando e le batterie 35a, 36a e 39a. Il 30 settembre 1975, con lo scioglimento del 5° reggimento artiglieria da montagna, venne sciolto anche il Gruppo Vestone.
Motti
Più salgo, più valgo.
Vistù!
Medaglie al valore
Tre sono le Medaglie d’Oro al Valor Militare concesse a militari del Vestone:
- il tenente Astorre Lanari, caduto sul fronte greco nel novembre 1940;
- il tenente Giuseppe Baisi, caduto sul fronte russo nel settembre 1942;
- il sottotenente Giovanni Tarchini, caduto sul fronte russo nel settembre 1942.
Altri reparti col nome “Vestone”
Reparto Volontari alpini Vestone
Fu costituito a Brescia nel 1915, forte di 57 volontari; dopo un periodo di addestramento a Vestone e poi a Preseglie, dall’8 settembre al 10 novembre 1915 il plotone venne aggregato al Battaglione Vestone. Venne impiegato in Val di Ledro (Monte Nodic); nell’agosto 1916 fu assorbito dalla 1a compagnia volontari, sempre alle dipendenze del 5° Reggimento Alpini.[1]
Battaglione della R.S.I.
Il nome Vestone fu assegnato ad un battaglione della Divisione Monterosa della Repubblica Sociale Italiana, ma il 4 novembre 1944 passò nelle file della 3a divisione partigiana garibaldina Cichero (brigata Oreste), operante nell’entroterra ligure, con il nome di Distaccamento Vistù, e si comportò con onore.[2]
I nostri Battaglioni
Bibliografia
E. Faldella, Storia delle Truppe Alpine. 1872-1972, 3 voll., Milano 1972.
F. Mazzi, “Avanti il Vestone… Avanti il Val Chiese…”, Vestone 1987.
A. Rasero, 5° alpini, Rovereto 1963.
A. Rasero, Tridentina Avanti!, Milano 1982.
A. Redaelli, Piccola Enciclopedia Storica degli Alpini, Brescia 1999.
Libro del 50° della Sezione “Monte Suello” di Salò, Salò 1976.
Il Vessillo
Sul Vessillo Sezionale sono appuntate le seguenti decorazioni al Valor Militare
Medaglia d'oro al Valor Militare
MAGG. GENERALE ACHILLE PAPA Comandante 44a Divisione Fanteria della brigata Ligure (già Capitano s.p.e. 4° Rgt. Alpini nel 1890) Desenzano del Garda 1863 - Bainsizza 5 ottobre 1917 Motivazione:
«Costante esempio di coraggio e di ardimento alla sua divisione, veniva colpito a morte dal piombo nemico mentre, impavido, dalla prima linea della posizione da esso conquistata, preparava nuovi gloriosi cimenti alle sue truppe vittoriose.» Na Kobil (Bainsizza), 5 ottobre 1917. |
Medaglia d'oro al Valor Militare
CAPITANO GIUSEPPE BERTOLOTTI 2° Reggimento Artiglieria da Montagna Comandante della 44a batteria someggiata Gavardo 1890 - Innsbruch 1917 (morto in prigionia ad Innsbruk il 29 dicembre 1917) Motivazione:
«Magnifica tempra di soldato, sempre primo nelle più rischiose imprese, là dove maggiore era il pericolo, diede ovunque il più fulgido esempio di valore, di patriottismo, di fede. Comandante di una batteria nelle più difficili condizioni, in terreno aspro, scoperto, fortemente battuto e sulla medesima linea delle fanterie avanzate, cooperò alla difesa della posizione fino all’estremo limite del possibile. Circondato da ogni parte, non si perdette d’animo ed incitò i suoi uomini alla resistenza. Ferito più volte mortalmente e già prigioniero, non desistette dall’incuorare gli altri finchè rimasto privo di sensi, venne trasportato in un ospedale nemico, ove decedette pochi giorni dopo, lasciando scritti nei quali si diceva lieto di morire nella visione di un’Italia più grande, più nobile e più potente.» Monte Badenecche, 21 novembre - 4 dicembre 1917 |
- Medaglia al merito della Croce Rossa Italiana
- Medaglia al valore civile per l'alluvione in Val Padana del novembre 1994
- Medaglia al merito civile per il terremoto nel Friuli del maggio-settembre 1976
- Medaglia al merito civile per l'intervento in Valtellina nel 1987 e in Armenia nel 1989
I Presidenti
Nome | Dal | al |
DI SALVO Magg. Pier Enrico | 1926 | - 1927 |
BATTISTI Magg. Dott. Adolfo | 1928 | - 1929 |
SILVANO Prof. Gino | 1929 | - 1929 |
COZZAGLIO Ing. Riccardo | 1930 | - 1935 |
MAGLIANO Gen. Vittorio Commissario Straordinario |
1935 | - 1935 |
MARONI Cap. Italo | 1936 | - 1943 |
MARONI Arch. Giancarlo | 1943 | - 1943 |
ROSSATI Rag. Angelo Commissario (Dal settembre 1945 al 17/03/1946) |
1945 | - 1946 |
MARONI Magg. Italo | 1946 | - 1967 |
DI SALVO T. Col. Pier Enrico | 1967 | - 1971 |
MILESI T. Col. Ing. Michele | 1972 | - 1984 |
GRANATA Rag. Giuseppe | 1985 | - 1993 |
PASINI Rag. Fabio | 1994 | - 2009 |
MICOLI Romano | 2009 | -2017 |
POINELLI Sergio | 2018 |
La storia
Fondazione
È il 4 novembre 1926 quando, per opera di alcuni combattenti alpini della Prima guerra mondiale, nasceva a Salò la «Sezione del Benaco». I Gruppi delle zone della Valle Sabbia e della sponda bresciana del Lago di Garda, alcuni già appartenenti alla Sezione di Brescia, aderirono alla nuova Sezione guidata dall'allora maggiore Pier Enrico Di Salvo, uno dei fondatori. La forza di quell'anno era di 93 soci. Gli succedettero i Presidenti Adolfo Battisti di Salò 1927, il prof. Gino Silvano nel 1929, il Cap. Riccardo Cozzaglio dal 1930 al 1935 e dopo alcuni mesi di commissariamento alla fine del '35 con il Gen. Vittorio Magliano, all'inizio del 1936 venne nominato Presidente il Capitano Italo Maroni, irredentista trentino con Cesare Battisti, tra i fondatori dell'A.N.A nel 1919. A lui succedette, per alcuni mesi nel 1943, il fratello: l'Architetto Giancarlo Maroni.
Da «Sezione del Benaco» a «Battaglione “Monte Suello”»
Di quel primo periodo resta scarsa documentazione dell'attività della Sezione che, nel 1939, quando l'Associazione diventa X Reggimento, assume il nome di «Battaglione “Monte Suello”», in onore del Battaglione alpini Monte Suello, costituito a Salò il 25 novembre 1915, che si era distinto sul Monte Grappa durante la Prima guerra mondiale. A sua volta il Battaglione aveva preso quel nome per ricordare la gloriosa battaglia garibaldina combattuta nel 1866 a Monte Suello, montagna nella zona del lago d'Idro, confine con il Trentino, allora territorio austriaco.
Durante la Seconda Guerra Mondiale ci fu un notevole calo di soci dovuto alle vicende belliche, che esaltarono le gesta del valore alpino: Africa Orientale, Fronte Occidentale, Fronte Greco-Albanese, Campagna di Russia, ove si consumò l'olocausto delle 100.000 gavette di ghiaccio, in adempimento ad un dovere forse non condiviso, ma pur onorato con spirito di dedizione, di solidarietà, di servizio.
In massima parte gli alpini della nostro territorio erano arruolati nel Battaglione Vestone e nel Battaglione Val Chiese, e all'annuale Adunata Sezionale si è affiancato fino al 2002 il raduno dei Reduce di questi due gloriosi Battaglioni alpini.
Ricostituzione della Sezione
Nel settembre 1945 si riparte praticamente da zero, con Angelo Rossati come Commissario Straordinario, con il compito di ricostruire la Sezione. Si ritorna alla denominazione originale di «Sezione del Benaco» ed il 17 marzo 1946 si svolge la prima Assemblea del dopoguerra: 1002 soci che eleggono Presidente il Magg. Italo Maroni.
Nella successiva Assemblea del giorno 8 settembre 1946, a Vestone, la Sezione assume definitivamente il nome di «Sezione “Monte Suello” di Salò».
La scelta di Salò si spiega perché la cittadina gardesana era già stata sede di una Compagnia del Battaglione Rocca d'Anfo (che nel 1889 prenderà il nome di Vestone) e di un distaccamento del Battaglione, nonché dal 1916 sede del Battaglione Monte Suello. Inoltre, Salò si trova in posizione quasi baricentrica rispetto all'intero territorio.
L'impegno della Sezione si esplicava principalmente con le attività tipiche dell'Associazione d'arma, con la partecipazione ad Adunate e Raduni alpini. Nel 1967 dopo Italo Maroni diventa per la seconda volta Presidente Pier Enrico Di Salvo, che aveva ricoperto la stessa carica al momento della fondazione. Da ricordare sotto la sua presidenza l'inaugurazione a Vestone, nel 1963, del Monumento ai Battaglioni Alpini dell'asse del Chiese: Vestone, Val Chiese, Monte Suello e Monte Cavento; nel 1964, in occasione della dedica della Caserma del ricostituito Battaglione Alpini Val Chiese a Vipiteno alla M.O. Serafino Gnutti, la Sezione “Monte Suello” offre le Drappelle per le sei trombe del Battaglione; nel 1966 viene inaugurato il nuovo Vessillo sezionale con l'apposizione di due Medaglie d'Oro al Valor Militare di alpini nati nel territorio della Sezione: il Gen. Achille Papa di Desenzano e il Capitano Giuseppe Bertolotti di Gavardo.
L'impegno sociale
La svolta nella vita associativa della Sezione si ha sotto la guida del Presidente Michele Milesi (dal 1972 al 1984), reduce di Russia, il quale seguendo il motto "ricordare i morti aiutando i vivi" ha impostato una nuova organizzazione della Sezione, dando vita a varie iniziative, come la costituzione di nuclei di antincendio boschivo (1° nucleo in Italia a Vesio di Tremosine nel 1974), l'intervento nelle scuole con proiezioni di filmati e diapositive sulla salvaguardia della montagna e prendendo contatto con i repati degli alpini in armi.
Attività sportiva
Alla fine degli anni '70 inizia anche l'attività sportiva sezionale, con la partecipazione alle gare nazionali e l'organizzazione di gare sezionali che porteranno nel 1981 all'ideazione del Trofeo “Monte Suello”, il Campionato sportivo sezionale, fatto di sei diverse discipline sportive, che diventa anche un'importante occasione per l'avvicinamento dei giovani alla nostra Associazione.
Vengono anche ospitate delle gare nazionali, come la Marcia di Regolarità in Montagna a pattuglie a Salò nel 1975, lo Sci di fondo a Bagolino (Gaver) nel 1980, e nuovamente la Marcia di Regolarità in Montagna a pattuglie a Vesio di Tremosine nel 1988 e Odolo nel 1993.
Le attività dei Gruppi
Il numero dei soci è progressivamente aumentato: dai 746 del 1945 si passa ai 5000 dei primi anni 2000, e nel 2005 si attesta a 4929 (a cui si aggiungono 1433 Amici degli alpini), suddivisi in 59 Gruppi.
L'alpino Giuseppe Granata, primo Presidente non reduce dal 1985 al 1993, è stato ideatore e realizzatore di importanti progetti che hanno segnato e consolidato la crescita della Sezione e non solo in termini di numero di soci. Da ricordare l'inaugurazione dell'attuale sede della Sezione nel 1986, nel 60° anniversario della Sezione, il Giuramento delle Reclute del Btg. "Edolo" avvenuto a Desenzano d/G. il 30 maggio 1992.
L'Associazione, e di conseguenza la Sezione, si sono adeguate ai tempi, senza mutare lo spirito per cui erano state fondate. Spirito ancor oggi ben radicato ed evidenziato dalla vitalità dei Gruppi che si manifesta in tanti modi: costruzione di monumenti per ricordare i Caduti, di Chiesette alpine, di rifugi, di sedi.
Numerosi sono stati gli interventi di alpini della Sezione negli aiuti alle popolazioni colpite da calamità naturali: Polesine, Vajont, Friuli, Irpinia, Valtellina, Piemonte, Umbria, Armenia e, più recentemente, in Molise.
La Scuola Nikolajewka a Brescia e l'asilo di Rossoch in Russia sono alcune delle pietre miliari dell'impegno della Sezione verso i più sfortunati ed i più bisognosi.
Per incentivare le attività dei Gruppi è stato ideato nel 1979 il Premio "Italo Maroni", voluto dalla Sezione in memoria di un proprio Presidente sezionale, nonché uno dei soci fondatori dell'A.N.A., che viene assegnato ogni anno al Gruppo che più si è distinto nel campo sociale e per lo spirito alpino.
La Sezione oggi
L'alpino Fabio Pasini, Presidente Sezionale in carica dal 1994, ha raccolto una "stecca" lasciatagli in consegna da figure prestigiose per impegno morale e per capacità di dedizione alla vita associativa ed ha portato avanti, coadiuvato da validi collaboratori e dagli alpini della Sezione, varie attività che rendono la nostra Associazione vitale e ben inserita nelle proprie comunità.
Sotto la sua presidenza si svolge a Salò il 30 agosto 1998, il Giuramento Solenne delle Reclute dell'8° Scaglione '98 del 6° e dell'11° Reggimento alpini.
La ristrutturazione del complesso delle malghe di Campiglio di Cima (dal 1996 al 2000), per ricavarne un Rifugio sezionale, è stato il presupposto per recuperare una parte importante, purtroppo dimenticata, dell'entroterra Benacense, ma anche l'occasione affinché questa struttura possa diventare strumento di incontro fra le persone e di crescita in coscienza civica. L'opera di cura del rifugio continua tutt'ora con l'aggiunta e la sistemazione di sentieri che partendo dal rifugio portano sulle montagne circostanti, offrendo itinerari escursionistici particolarmente apprezzati.
Gli interventi nelle scuole (piantumazione degli alberi, passeggiate eco-didattiche, proiezione e commento di diapositive) sulla salvaguardia della montagna, a supporto dell'attività didattica del corpo insegnante, con particolare attenzione alle classi del primo ciclo scolastico, costituisce un altro pilastro per stimolare nei giovani la nascita di un sentimento di amore verso la natura e questo attraverso la conoscenza ed il rispetto del territorio in cui si vive.
L'esperienza fatta con l'attività antincendio è stata terreno fertile per iniziare una nuova forma di impegno nella Protezione Civile, con la costituzione di unità autosufficienti e specializzate, dotate di mezzi e di attrezzature adeguate.
Numerose sono state negli anni le attività di prevenzione e pulizia come l'"Operazione fiume Chiese" (1995-1997) per ripulire le sponde le fiume valsabbino, l'"Operazione Rocca d'Anfo" (2002) per il disboscamento dell'importante complesso militare e la costruzione di un deposito sezionale di P.C., inaugurato nel 2004.
Una macchina organizzativa che ha dato un'ottima prova di sé nel soccorso alla popolazione colpita del sisma dello scorso anno, che ha interessato proprio Salò, i paesi limitrofi e la bassa Valle Sabbia.
Dal 1995 viene pubblicato quadrimestralmente il giornale sezionale “Monte Suello”. Voluto per dare voce alle attività dei Gruppi della Sezione, ha compiuto il primo decennio di vita rinnovandosi graficamente e incrementando il numero di pagine. Uno strumento per far conoscere il punto di vista delle penne nere benacensi e valsabbine anche al di fuori degli spazi della nostra Associazione.
Tutto questo evidenzia un'operosità all'insegna dell'alpinità, segno del dinamismo della Sezione di Salò“Monte Suello” , che vuole ribadire in questo modo, anche oggi, i valori dell'amor di Patria, dell'impegno disinteressato al servizio della società e delle proprie comunità.